martedì 3 giugno 2014

Il diritto all'oblio di Google, con un accento italiano



di Enrico Bronzo e Biagio Simonetta, 30 mag 2014

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C'è anche un italiano nella commissione istituita da Google per la questione del diritto all'oblio 

Il suo nome è Luciano Floridi, laureato a La Sapienza di Roma. Master in filosofia e PhD all'università di Warwick, è docente di filosofia ed etica dell'informazione presso l'Università di Oxford. Per sapere chi è bisogna consultare il «wikipedia inglese, che è affidabile, mentre quello italiano non è aggiornato».


Potrebbe "lamentarsene" direttamente con uno dei suoi colleghi in commissione, il co-fondatore di Wikipedia?


Perché no, appena lo vedrò gli dirò «Hei Jimmy (Wales, ndr) potresti....»


Partiamo dalla notizia, la discesa in campo di Google in prima persona per risolvere il problema del diritto all'oblio che andrà sempre valutato insieme al diritto pubblico all'informazione. Una questione assai complessa. Lei è uno dei primi cinque esperti chiamati a far parte della commissione incaricata di studiare il problema.


La cosa importante da capire subito è lo spazio del problema: non un interesse economico privato, che si contrappone a questioni di tipo legale o etico, ma il fatto che ci siano diversi diritti coinvolti e la necessità di evitare che uno prevarichi l'altro: da una parte c'è il diritto ragionevole di veder cancellato il proprio passato online, quando per esempio il richiedente ha pagato il proprio debito nei confronti della società, ha fatto una sciocchezza da giovane o in Rete c'è una sua foto stupida presa da qualche festa. Dall'altra c'è parte c'è il diritto all'informazione che può essere rilevante, per esempio, se un giovane non ha consegnato la propria tesi in tempo e si scopre che è andato a una festa e c'è di mezzo una borsa di studio. Altri esempi: il medico che ha avuto problemi sul lavoro o l'avvocato che ha avuto difficoltà nell'iscrizione all'albo. La difficoltà sta nello stabilire quando un'informazione è rilevante. Il concetto di rilevanza, da un punto di vista epistemologico, non è che aiuti molto. E poi gli strumenti per gestirlo sono approssimativi. Peraltro, a Google viene dato un ruolo di censore che non vorrebbe avere e, se le cose non cambieranno, il motore di ricerca deciderà caso per caso come gestire la richiesta d'oblio. Ed è singolare che il potere di gestire la questione sia dato alle aziende.


Ha letto la notizia della proposta tedesca di istituire dei cyber-tribunali?


Bene, il punto è proprio che nella materia di cui parliamo stiamo operando con strumenti del passato - giustamente, non è una critica - e quindi bisogna trovare forze da tutto il mondo che uniscano gli aspetti tecnologici, legali, politici per ottenere soluzioni innovative. Google ha avuto l'idea (in due settimane, ndr) di creare, costituendolo, un comitato per pensare radicalmente come questi diritti vadano bilanciati, per avere un futuro migliore per tutti. Con questa tipologia di diritti si tratta di partire dalle fondamenta ed ecco perché in commissione ci può stare anche un filosofo come me. In Google, peraltro, sono convinti che la filosofia sia qualcosa che possa contribuire al benessere della società.


Non le sembra che per Google, che vive la cosa come un onere, ci sia anche una parte affascinante, empatica, legata alla possibilità di aiutare chi chiede di cancellare una o più macchie nella propria vita?

Condivido: dal punto di vista intellettuale è una sfida affascinante e al contempo fortemente pragmatica. E poter cambiare la società è nelle corde di un filosofo. I filosofi hanno sempre parlato con la società: Platone è andato tre volte in Sicilia per la sua passione politica, idem Cartesio in Svezia. La filosofia è vitale per la società. Mi piace intendere la filosofia come design concettuale: abbiamo tra le mani dei concetti per creare soluzioni che, se buone, possono dare una mano per migliorare il mondo. Sono orgoglioso perché quando il gioco si fa veramente duro anche la filosofia scende in campo, con il diritto, la tecnologia, la scienza.



Secondo lei in quanto tempo verranno soddisfatte le richieste di cancellazione?

Questo ancora non lo sa bene quasi nessuno. I tempi possono variare in base alla complessità della richiesta e poi c'è la seria opportunità di rivolgersi ai vari garanti. Peraltro, sono già presenti tutele per esempio per rendere anonimo un volto, potendo intervenire con la rimozione immediata, in caso di minori, fino alla possibilità di ottenere non tanto la rimozione dell'informazione quanto l'impedimento dell'accesso alla stessa. Vorrei anche sottolineare che l'industria della gestione della reputazione (reputation management), già oggi fiorente, è destinata a una forte crescita.



Infine, come italiano di successo all'estero, le chiedo di commentare la recente quantificazione dell'Istat: sono in 100mila i giovani che negli ultimi cinque anni hanno lasciato l'Italia.

Mi permetto di dare due consigli: il primo, al Sistema Italia, è quello di non bloccare l'uscita dei cervelli perché un Paese serio esporta cervelli di gente brava che sa lavorare; la differenza è che ne importa altrettanti. Noi dovremmo essere orgogliosi di esportare premi Nobel, ma il saldo tra quanti vanno via e quanti arrivano deve essere almeno in pareggio. Innovazione, mentalità nuove, energie che entrano: dobbiamo incentivare i nuovi arrivi. Il problema è che esportiamo intellettuali, scienziati, manager ma facciamo entrare perlopiù chi fa lavori umili. La Gran Bretagna (dove Floridi lavora, ndr) è invece all'avanguardia perché sa rendersi appetibile per l'importazione di cervelli, come dovremmo fare noi. Il secondo consiglio è: fare il passaporto e muoversi in Europa, non rientrando in Italia per almeno un periodo di 5-10 anni. Chi pensa di trovare lavoro sotto casa o dietro l'angolo perde già da subito, bisogna essere capaci di fare qualche sacrificio.

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Sono già 12mila le richieste di rimozione arrivate da tutta Europa, in meno di una giornata, dopo che Google ha aperto la possibilità ai cittadini europei di poter inviare con un modulo su Internet la richiesta di rimuovere link inadeguati, a loro riferiti. A quanto risulta all'Ansa, in alcuni picchi, le richieste sarebbero 20 al minuto.

Larry Page non ha perso tempo. E a due settimane dalla sentenza della Corte Europea sul cosiddetto "diritto all'oblio" Google mette a disposizione degli utenti un modulo web attraverso il quale i cittadini europei possono chiedere al motore di ricerca la rimozione di risultati non rilevanti sul proprio conto.

La notizia è stata diffusa da Google, e lo stesso Page ha rilasciato un'intervista al Financial Times nella quale ha spiegato nel dettaglio la decisione presa da Big G. Una decisione storica, perché per la prima volta un cittadino potrà chiedere a un motore di ricerca la rimozione di link sul suo conto, se ritiene questi «inadeguati, irrilevanti o non più rilevanti, o eccessivi in relazione agli scopi per cui sono stati pubblicati».

Le ragioni di Google

«Per ottemperare alla recente decisione della Corte Europea, - fa sapere un portavoce di Google - abbiamo reso disponibile un modulo web attraverso cui gli Europei possono chiedere la rimozione di risultati dal nostro motore di ricerca. La sentenza della Corte richiede a Google di prendere decisioni difficili in merito al diritto di un individuo all'oblio e al diritto del pubblico di accedere all'informazione. Stiamo creando un comitato consultivo di esperti che analizzi attentamente questi temi. Inoltre, nell'implementare questa decisione coopereremo con i Garanti della Privacy e altre autorità».


La procedura

Inutile dire che, almeno nelle prime fasi, il processo sarà complesso e non privo di problematiche. Molti esperti di diritto della comunicazione, infatti, hanno storto il naso leggendo la sentenza della Corte Europea. E gli stessi motori di ricerca non hanno accettato di buon grado la decisione dei giudici. Ma Google ha deciso di muoversi in fretta realizzando il modulo per la richiesta di rimozione dei link.
Il procedimento, analizzando il form creato dai programmatori di Big G, appare molto essenziale. C'è da selezionare il Paese dell'Ue al quale l'utente appartiene, poi i propri dati (nome, cognome e indirizzo mail, allegando la scansione di un documento di identità), gli url per i quali è richiesta la rimozione e un breve messaggio nel quale si spiega la motivazione della richiesta. Roba di pochi minuti, insomma. Ancora non sono chiare, invece, le tempistiche per la rimozione. Anche perché Google potrebbe essere subissata di richieste già da oggi. E inizierà il difficile compito di separare le richieste legittime da quelle illegittime, tese esclusivamente alla censura.


Le critiche


Nella sua intervista al Financial Times, Page ha sottolineato come Google non abbia riscontrato grossi problemi nell'adeguarsi alla sentenza della Corte Europea. «Questa storia avrebbe potuto farci male quando Google era ancora composta da tre persone in un garage. Oggi siamo una grande azienda e abbiamo le risorse per affrontarle questo tipo di situazioni». Tuttavia il CEO di Google non ha nascosto le sue preoccupazioni, e nell'affermare che avrebbe gradito un maggiore coinvolgimento in una decisione del genere, non esclude che questa sentenza possa essere utilizzata anche da altri governi «che non sono così progrediti come l'Europa» per ottenere risultati «meno buoni».
C'è da dire - e lo stesso Page non lo nasconde – che il tema in questione è veramente difficile, e sicuramente ci vorrà del tempo per capire quale possa essere la strada più giusta. «La perfezione in questi casi non esiste» ha detto il Ceo di Google. E' necessario trovare un equilibrio complesso fra il diritto del singolo cittadino e il diritto all'informazione. Proprio per questo Google si avvarrà di un team di esperti del quale fanno parte Jimmy Wales (Wikipedia) e Luciano Floridi (docente di filosofia e etica dell'informazione all'università di Oxford).
La decisione della Corte Europea, del resto, mira a tutelare una tipologia di diritti. Ma allo stesso tempo ne mina altri. Decidere cos'è meglio sarà una sfida notevole. Probabilmente quella più complessa che Goolge si trova ad affrontare dal giorno della sua nascita. C'è in ballo la libertà del web, in fondo. 
E non è mica poco.

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