lunedì 30 giugno 2014

Il futuro dell'Università sarà "on line"? Ecco un esperimento di successo, all'Università Bocconi



di Alberto Magnani, 12 giu 2014

Università Bocconi, totale iscritti: 14mila. 
Corso di Financing and Investing Infrastructure dell'Università Bocconi, totale iscritti: 16mila, con 4-500 new entry al giorno. 

Nessun refuso o boom di popolarità: l'ateneo di via Sarfatti ha inaugurato lunedì il suo primo "Mooc" (module online open course), i corsi digitali a completa disposizione del web. Il costo? Zero: l'insegnamento, attivato sulla piattaforma di e-learning Coursera, non prevede tasse o requisiti per la registrazione.


«Non anticipiamo nulla, ma si potrebbe arrivare ai 20mila - spiega Luigi Proserpio, responsabile del laboratorio per l'innovazione didattica Beta – È bene precisarlo: il corso è a tutti gli effetti della Bocconi si apre a chiunque. Basti il fatto che metà degli allievi iscritti finora non sono studenti...». 
L'impegno richiesto dal modulo, a cura di Stefano Gatti, oscilla tra le 5 e le 6 ore a settimana. I partecipanti si registrano, seguono le clip, svolgono gli esercizi e discutono online quello che capiscono - e, maggior ragione, non capiscono – nel programma. Un corso qualsiasi, se non fosse che l'aula "ospita" l'equivalente di un Comune italiano e i partecipanti si dividono per quote esatte del 30% tra Europa, America e Asia. Il paese con più iscritti, in un registro rappresentato al 98% da stranieri? Gli Stati Uniti (quasi il 20%), non a caso culla di Coursera e dell'evoluzione digitale della didattica: Harvard, dopo le resistenze della vecchia guardia, ha ceduto a una versione "extension" che allarga al popolo della rete la sua eccellenza con videolezioni in letteratura greca, informatica, statistica... 

Certo: quello che si impara dal vivo non è replicabile online. «Ma qui non si tratta di sostituire un modello di insegnamento a un altro, perché naturale che al computer non si possono trasmettere emozioni, soft skills, un certo dibattito – mette in chiaro Proserpio -. La sfida è un'altra: creare un sistema diverso, che renda viva l'interazione con script, quiz e tutto quello che permette la rete». 

Il calore della classe si riproduce, a modo suo, in una community che è entrata a regime da lunedì in poi. Con l'effetto "contaminazione" atteso e riscontrato nella proporzione quasi perfetta tra studenti e professionisti: gli studenti aggiornano la bibliografia degli specializzati con letture più recenti o più teoriche, gli specializzati indirizzano gli studenti con i consigli maturati negli anni sul campo. E se le alzate di mano scompaiono, il forum agganciato al corso ospita commenti, richieste e critiche medidate tra i "banchi" personali di allievi da tutto il mondo. «È un'aula vera – ribadisce Proserpio - Poi è chiaro, non puoi alzare la mano e chiedere spiegazioni su quello che ha detto il professore al minuti. Ma puoi collegarti, a fine lezione, e chiedere ai tuoi colleghi se hanno capito cosa ha detto al minuto x...».

Nel futuro della Bocconi ci sono altri due "Mooc": Managing Fashion and Luxury Companies e International Organizational Behavior and Leadership. Ma la sua super aula non è il primo né l'unico caso di "didattica digitale" in Italia. La Sapienza di Roma è entrata nell'orbita Coursera fin dal 2012, primo ateneo italiano in una rete che già due anni fa superava i 60 istituti tutto il mondo. E i laboratori per l'innovazione sono all'ordine del giorno per (quasi) tutte le università italiane, nel passaggio obbligato tra la base di lezioni frontali e piattaforme e-learning che guadagnano i primi spazi nelle offerte formative. Anche perché la lezione su web rinforza il marchio dell'ateneo. E, se possibile, del paese: «In questo cors parliamo di un argomento oggi delicatissimo come le infrastrutture – fa notare Proserpio -. In un momento come questo, significa lanciare un messaggio di competenza su cosa l'Italia sa fare, al di là degli scandali che la travolgono». 

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