lunedì 30 giugno 2014

Nella città della "Grande Bellezza", altri "Grande Sprechi" a Roma-Eur...


Benvenuti all’Eur Grande opera incompiuta

Dalla Nuvola al Velodromo fino al fantasma Luneur. Progetti faraonici bocciati dalle autorità di vigilanza

di Martino Villosio, 12 giu 2014

Per una passeggiata tra le rovine di Roma, esiste un’alternativa ai Fori Imperiali: basta percorrere con lo sguardo un quartiere modello devastato da uno stillicidio di cantieri, da un’antologia di grandi opere che giacciono malinconiche, spiaggiate nel degrado.

Il Tempo è tornato sul luogo del delitto dell’Eur e della strage di euro pubblici, dell’esistente demolito per lasciar spazio al nulla, dei favolosi progetti risolti in cattedrali grottesche. Per unire i puntini, fino a comporre una mappa surreale proprio qui, dove neoclassico e razionalismo italiano seppero fondersi in una poderosa alchimia.

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EX VELODROMO IN ABBANDONO
Si parte dall’ex velodromo, sulle cui spoglie (a distanza di sei anni esatti dalla demolizione per implosione dello storico impianto di Roma ’60) cresce rigogliosa la savana africana. Oggi, mentre il Coni festeggia il suo centenario in una città rimasta priva di velodromi, l’immensa superficie fatta saltare in aria nel 2008 è un perimetro di erba altissima e non curata circondato da cancelli arrugginiti, mura ricoperte di scritte e cartacce abbandonate negli angoli. «Stabile pericolante, area interdetta per motivi di pubblica sicurezza«, ammoniscono i cartelli che citano una determinazione del Comune di Roma datata 2006. Il tempo si è fermato in questo spicchio vuoto abbrustolito dal sole estivo che avrebbe dovuto ospitare la nuova Città dell’acqua. Eur spa, l’ex Ente Eur controllato dal ministero dell’Economia e dal Comune, ora vuole a tutti i costi tirarne fuori del residenziale per finanziare il cantiere della Nuvola mentre gli abitanti (già scottati dal caso amianto per il quale è in corso un processo per disastro colposo) chiedono di conoscere e condividere un progetto ad oggi imperscrutabile.

L’AUTHORITY CONTRO IL LUNEUR
Radere al suolo il passato, per impantanarsi nel presente. Lo schema si può riapprezzare al termine di una lunga passeggiata, da viale della Tecnica a via delle Tre Fontane: qui, uno di fronte all’altro, riposano due mastodontiche incognite.
Tra le ceneri del Luneur, dopo la risoluzione del rapporto con il concessionario «storico« e la chiusura nel 2008 che mandò per strada quasi duecento persone, è impresa ardua intravedere il parco divertimenti rinnovato e ampliato promesso sei anni fa. Il presidente del nono municipio Andrea Santoro ha annunciato la riapertura nel 2015, ma l’ultima significativa novità sulla vicenda, appresa da Il Tempo , viene da un altro Santoro: Sergio, il presidente dell’Autorità di Vigilanza sui Contratti Pubblici. È lui a firmare una recentissima deliberazione con oggetto la «procedura per la selezione di un operatore cui affidare la locazione e la gestione del parco dei divertimenti Luna-park dell’Eur». Nel documento, che risale alla fine del mese scorso, il consiglio dell’Avcp critica esplicitamente la procedura seguita per l’affidamento della gara sei anni or sono, affermando per esempio come «talune previsioni della "lex specialis" di gara non risultino conformi ai principi e alle disposizioni in materia di contratti pubblici». Non solo: i consiglieri dell’autorità dichiarano anche di ritenere il dimezzamento del canone di locazione, concesso alla Cinecittà Entertainment spa (presidente Luigi Abete) da Eur spa nel 2008 «non supportato da idonea motivazione e pertanto foriero di danno erariale».
La modifica del contratto di locazione a Cinecittà Entertainment, intervenuta dopo l’assegnazione dell’appalto per la rivalutazione del Luneur alla medesima società, aveva suscitato polemiche ed è ancora oggi oggetto di battaglia da parte delle famiglie che un tempo vivevano e lavoravano grazie al parco divertimenti rimasto nei ricordi di tutta Roma. Buttate fuori dal Luneur nonostante il contratto inizialmente sottoscritto dalla nuova gestione prevedesse la loro tutela. La deliberazione finirà anche sul tavolo della Corte dei Conti, ma è soprattutto il monito formulato dalla Autorità di Vigilanza sui Contratti Pubblici a seminare nuove incognite sul destino finale del Luneur: «La sottoscrizione del contratto da parte di una società estranea alla procedura di gara non è conforme alla disciplina delle concessione di servizi», scrive l’Avcp, «è decisivo che la stazione appaltante intraprenda celermente le azioni più idonee alla definitiva soluzione della vicenda». Nel 2011, il presidente di Eur spa Pierluigi Borghini annunciava entro un anno la riapertura del parco giochi, con tanto di laghetto e «giochi virtuali modernissimi». Per ora, l’enorme complesso rivive soltanto in gruppi Facebook come «Riapriamo il Luneur», tra foto d’epoca e istantanee malinconiche del degrado attuale.

CANTIERE PARALIMPICO
Di fronte al Luneur, si distende invece l’area immensa dell’ex impianto d’atletica polifunzionale delle «Tre Fontane». Costruita per le Olimpiadi del ’60, la struttura offriva due piste d’atletica, un campo da hockey su prato, campi da tennis, una zona coperta per il salto, pedane per il lancio. Fu l’ex sindaco Veltroni, come noto, a chiudere la struttura nel 2006, per costruire al suo posto entro tre anni la nuova «Cittadella dello Sport Paralimpico». L’area, nel frattempo passata al Comitato Italiano Paralimpico, è stata rasa al suolo e nel 2007 ha assistito alla cerimonia della posa della prima pietra da parte dell’ex Ministro dello Sport Giovanna Melandri. Dopo anni di abbandono ed impasse, tramontato anche il progetto di utilizzarla per i box del mai nato circuito di Formula Uno dell’Eur, da circa un anno e mezzo ha visto sorgere i cantieri del primo lotto. La fine dei quali, almeno così è scritto sul cartello che svetta all’ingresso dei lavori, è prevista per il prossimo dicembre, mentre l’importo complessivo dell’appalto viene indicato in 12 milioni e duecentomila euro.
Le foto dall’alto mostrano però quando sia grande l’area sventrata e che per risorgere avrà bisogno di nuove e potenti iniezioni di denaro. Mentre le istantanee scattate a ridosso del cantiere, rivelano gli immancabili i rifiuti e le cartacce accumulate agli ingressi.

L’ACQUARIO E LE TORRI
È uno scenario simile, quello offerto dall’immenso perimetro dI fianco al Laghetto sacrificato al progetto del nuovo acquario di Roma, il Mediterraneum Expo. Uno dei vertici del triangolo che, con la Nuvola e le Torri che ospitarono il ministero delle Finanze di proprietà di Fintecna, regala in pochi metri una cartolina impietosa. I lavori per l’acquario, congelati per oltre un anno, sono ripresi da alcuni mesi. Un’opera finanziata da soldi privati, «con impatto ambientale zero» come garantisce il sito del progetto, che giunge anche ad ammettere come i lavori iniziati nel 2006 abbiano arrecato dei «fisiologici disagi» agli abitanti del quartiere. L’ultima promessa è di finire l’opera nel 2015, come Nuvola e Luneur, in tempo per offrire un adeguato contraltare capitolino all’Expo di Milano. Le foto del Il Tempo mostrano un cantiere ampiamente da ultimare, una cicatrice ancora aperta e pulsante nel verde che circondava il Laghetto. Davanti, incombenti, svettano le Torri ex Mef. Uno spaccato degno dei quartieri più sinistrati di Beirut nel futuro polo congressuale di Roma, uno scempio ancora oggi lasciato nudo dopo l’aborto del progetto di Renzo Piano che avrebbe dovuto rilanciarle nel cielo dell’Eur in un trionfo di vetro.

L’AUTHORITY CONTRO LA NUVOLA
Di fronte ad esse, infine, la Nuvola, il maestoso progetto per il nuovo centro congressi scodellato dal pugno di Massimiliano Fuksas di cui tanto si è scritto, fino al recente annuncio del presidente di Eur spa, Pierluigi Borghini: il 2015 (di nuovo) sarà l’anno della fine dei cantieri. Una promessa impegnativa, l’ultimo grano in un rosario di proclami nell'epopea grottesca di un'opera per la quale tutti, dalle amministrazioni di centrosinistra e all’ultima di centrodestra, portano incise sulla pelle responsabilità trasversali.
Alle soglie di quel cantiere vecchio ormai di lustri, Maria Cristina Lattanzi, vice presidente del Comitato Salute e Ambiente dell’Eur sciorina una lunga serie di dubbi. «Ammesso che ci siano i soldi per finirla, nessuno ha parlato del dopo, dei costi di gestione della Nuvola che andrà utilizzata e fatta rendere perché possa diventare un'opera utile e sostenibile. Ma bisognerebbe sapere che i grandi congressi vanno preparati anni e anni prima!». Dubbi seminati anche dal professor Antonio Tamburrino, esperto di mobilità urbana e vicino al comitato. «Nessuno parla dei parcheggi che mancano e dei collegamenti con il centro di Roma non sono stati creati. Pensano forse di far spostare i congressisti che arrivano dagli Stati Uniti con la metro B?. Senza contare l’impatto sul traffico che per la qualità della vita dei residenti potrebbe essere devastante». La Nuvola è poi una struttura energivora, progettata in un’epoca nella quale diversa era la sensibilità ambientale e diverse le tecnologie disponibili per assecondarla. «Che fine ha fatto il progetto per la centrale di trigenerazione che avrebbe dovuto sorgere vicino al nuovo centro congressi, sotto alle Torri ex Mef?», si chiede ancora la dottoressa Lattanzi. Proprio il comitato Salute e Ambiente, l’anno scorso, aveva consegnato le proprie preoccupazioni a un esposto depositato in procura e alla corte dei conti, del quale però al momento non si hanno notizie.
Sulla Nuvola, l’ultima tegola è caduta con la delibera del 23 aprile scorso dell’Autorità di Vigilanza sui Contratti Pubblici: denuncia costi e tempi eccessivi e pesanti carenze, è stata inviata anche alla Corte dei Conti. Meglio tardi che mai.

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