martedì 10 giugno 2014

Le Beatitudini: quando il cuore è ricco, è tanto soddisfatto di se stesso che non ha posto per la Parola di Dio

Da La Stampa

“Attenzione, è facile entrare nelle cricche della corruzione”

Papa Francesco a Santa Marta si è soffermato sulle Beatitudini:
sono il “programma” pratico di vita del cristiano


di Domenico Agasso jr (Vatican Insider), 9 giu 2014 


Qual è il “programma” pratico di vita e santità del cristiano? Le Beatitudini. Lo ha ricordato papa Francesco nella Messa di questa mattina a Casa Santa Marta – come riporta Radio Vaticana - il giorno dopo lo storico incontro per la pace in Vaticano con Shimon Peres, Abu Mazen e Bartolomeo I. 



Papa Bergoglio nell’omelia si è concentrato sulle Beatitudini - tratte dal Vangelo di oggi - sottolineando che occorre avere il coraggio della mitezza per battere l’odio. 

Oltre a essere il programma, le Beatitudini sono “la carta d’identità del cristiano”. “Se qualcuno di noi – ha affermato – fa la domanda: ‘Come si fa per diventare un buon cristiano?’”, nelle Beatitudini si trova la risposta di Cristo che indica aspetti “tanto controcorrente” rispetto a quello che generalmente “si fa nel mondo”.  

Il Pontefice ha parlato dei beati poveri in spirito: “Le ricchezze non ti assicurano niente. Di più: quando il cuore è ricco, è tanto soddisfatto di se stesso, che non ha posto per la Parola di Dio”.  

E poi, beati quelli che sono nel pianto, perché saranno consolati: “Ma il mondo ci dice: la gioia, la felicità, il divertimento, quello è il bello della vita. E ignora, guarda da un’altra parte, quando ci sono problemi di malattia, problemi di dolore nella famiglia. Il mondo non vuole piangere, preferisce ignorare le situazioni dolorose, coprirle. Soltanto la persona che vede le cose come sono, e piange nel suo cuore, è felice e sarà consolata. La consolazione di Gesù, non quella del mondo. 
Beati i miti in questo mondo che dall’inizio è un mondo di guerre, un mondo dove dappertutto si litiga, dove dappertutto c’è l’odio. E Gesù dice: niente guerre, niente odio, pace, mitezza”. 
Se si è miti “penseranno che io sono uno stolto”. Non importa, ha affermato Francesco, “ma tu sei mite, perché con questa mitezza avrai in eredità la Terra”.  

E poi ha proseguito: beati coloro che hanno fame e sete della giustizia, beati quelli “che lottano per la giustizia, perché ci sia giustizia nel mondo”. “È tanto facile – ha avvertito – entrare nelle cricche della corruzione”, “quella politica quotidiana del do ut des. Tutto è affari”. E “quante ingiustizie – ha osservato - Quanta gente che soffre per queste ingiustizie”. Il Figlio di Dio dice: “Sono beati quelli che lottano contro queste ingiustizie”.  

E ancora: beati i misericordiosi, perché troveranno misericordia: “Quelli che perdonano, che capiscono gli errori degli altri”. Gesù non dice “beati quelli che fanno la vendetta, che si vendicano”, ma “beati quelli che perdonano, misericordiosi. Perché tutti noi siamo un esercito di perdonati! Tutti noi siamo stati perdonati. E per questo è beato quello che va per questa strada del perdono. Beati i puri di cuore, che hanno un cuore semplice, puro, senza sporcizie, un cuore che sa amare con quella purità tanto bella. 

Beati gli operatori di pace. Ma, è tanto comune da noi essere operatori di guerre o almeno operatori di malintesi! Quando io sento una cosa da questo e vado da quello e la dico e anche faccio una seconda edizione un po’ allargata e la riporto… Il mondo delle chiacchiere. Questa gente che chiacchiera, non fa pace, sono nemici della pace. Non sono beati”. 

È toccato poi ai beati perseguitati per la giustizia: quanta gente “è perseguitata, è stata perseguitata semplicemente per avere lottato per la giustizia”. 

Il Papa successivamente ha precisato: le Beatitudini sono “il programma di vita che ci propone Gesù”, “tanto semplice, ma tanto difficile”. E “se noi volessimo qualcosa di più, Gesù ci dà anche altre indicazioni”, il “protocollo sul quale noi saremo giudicati”: nel Vangelo di Matteo, capitolo 25: “Sono stato affamato e mi hai dato da mangiare, ero assetato e mi hai dato da bere, ero ammalato e mi hai visitato, ero in carcere e sei venuto a trovarmi”. 

Con questi due elementi – Beatitudini e Matteo 25 – ha messo in evidenza il Papa, “si può vivere la vita cristiana a livello di santità”: “Poche parole, semplici parole, ma pratiche a tutti, perché il cristianesimo è una religione pratica: non è per pensarla, è per praticarla, per farla. Oggi, se voi avete un po’ di tempo a casa, prendete il Vangelo di Matteo, capitolo quinto, all’inizio ci sono queste Beatitudini; capitolo 25, ci sono le altre. E vi farà bene leggerlo una volta, due volte, tre volte. 
Ma leggere questo, che è il programma di santità”. 

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