lunedì 2 giugno 2014

Le false recensioni su Tripadvisor dei "furbetti"


Su TripAdvisor "false recensioni per avere sconti"

Federalberghi chiede nuove norme tra cui il diritto di replica e l'obbligo di firma delle recensioni

di Alberto Di Majo, 20 mag 2014


L’ultima denuncia a TripAdvisor è di poche settimane fa. 
L’ha presentata un albergatore romano, proprietario di un hotel in via del Corso. 

Accusa il sito internet, in cui chiunque può scrivere una recensione, di dare spazio a bugie e ripicche, ovviamente causando un danno alle aziende. 
Il fronte degli imprenditori è compatto, tanto che il coordinatore della commissione Ota (On line Travel Agency), Daniele Frontoni, lo dice senza mezzi termini: «Tanti clienti ci chiedono lo sconto e se non glielo diamo ci minacciano, dicono che scriveranno una recensione di fuoco su TripAdvisor. Per chi ha un albergo è un danno rilevante per cui alla fine gli imprenditori preferiscono cedere e guadagnare di meno». 

Ci sono pure casi in cui i giudizi messi on line «sono scritti da dipendenti licenziati o da concorrenti». 
E allora la storia si complica. Ma non è l’unico problema. 
«Su Trip Advisor risultano più di 1.260 alberghi a Roma ma in mezzo ci sono anche gli affittacamere che non vanno messi sullo stesso piano. Ci sono addirittura bed and breakfast con 30 camere invece di 3, come dovrebbe essere. Ho chiesto al sito di fare una classificazione corretta - spiega Frontoni - ma pretendono un documento ufficiale del Campidoglio che chiarisca la differenza tra alberghi e altre strutture». Ormai si lamentano tantissimi addetti ai lavori, tanto che la Federazione italiana degli albergatori ha dato il via ad una protesta formale contro i siti che raccolgono recensioni anonime. 

Alcuni mesi fa il presidente Bernabò Bocca ha mandato una lettera ai ministeri del Turismo e delle Attività produttive chiedendo che siano approvate norme su blog e siti, tra cui il diritto di replica, l’obbligo della firma comprensiva di nome e cognome sulle recensioni o, in alternativa, la presa di responsabilità da parte del sito.

Ovviamente il bersaglio è innanzitutto TripAdvisor che raccoglie più di 40 milioni di visitatori mensili. 
È di proprietà di Expedia Inc., la compagnia americana di viaggi, che gestisce siti popolari come Expedia.com, Hotels.com, Hotwire.com.

Ora qualcosa potrebbe cambiare. 
Ha aperto la strada il tribunale di Parigi, che ha condannato Expedia, TripAdvisor e Hotels.com a pagare una multa da 430 mila euro per pratiche commerciali sleali e ingannevoli.

Non solo. Il campo si allarga. Due giorni fa l’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato, proprio dopo la segnalazione di Federalberghi, del gruppo Antitrust del Nucleo Speciale Tutela Mercati della Guardia di Finanza e Aica, ha deciso di avviare un’istruttoria per verificare se le agenzie turistiche on line, Booking ed Expedia, limitino, attraverso gli accordi con le strutture alberghiere, la concorrenza sul prezzo e sulle condizioni di prenotazione tra i diversi canali di vendita, ostacolando la possibilità per i consumatori di trovare sul mercato offerte più convenienti.

Nel frattempo un albergatore del centro storico di Roma, Franco Orecchio, ha presentato una denuncia, tramite lo studio legale Cappelleri. 
Nella lettera inviata alla società americana si chiede un risarcimento di 2 mila euro a causa di una recensione risultata falsa. La storia è significativa. A gennaio scorso si erano presentati in albergo due persone, moglie e marito, e avevano prenotato una camera. Dopo aver passato in stanza alcune ore, volevano andarsene senza pagare, sostenendo che la camera fosse sporca. Il portiere dell’albergo gli ha spiegato che la stanza gli sarebbe stata addebitata. 

Da parte sua la signora minacciava di scrivere una brutta recensione su TripAdvisor. 
Così ha fatto. 
Inoltre, tornata nella città dove abita, ha presentato un esposto ai carabinieri, che hanno chiesto ai vigili urbani di Roma di fare un sopralluogo nell’hotel. Lei, ovviamente, lamentava gravi carenze igieniche. 
Ma il verbale dei vigili è chiaro: «Visionavamo la stanza interessata dall’esposto non rilevando però situazioni o condizioni di precarietà igienico-sanitaria, né tantomeno carenze strutturali». 

Conclude Franco Orecchio: «Ovviamente nessuno vuole limitare la libertà dei clienti di poter esprimere pubblicamente il loro giudizio ma non è possibile che questi siti internet, ospitando false recensioni, diventino un’arma contro gli albergatori».

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